Due Governi separati già ci sono. Così come due Parlamenti, due ministri del petrolio, due pseudo-eserciti, forse meglio definirli ancora milizie. Ma nella Libia spaccata in due, dove nella regione orientale della irenaica è il generale Kalifa Haftar a dettare il bello e il cattivo tempo, dopo la guerra delle banconote, scoppiata nel giugno 2016, tra poco scoppierà anche quella delle monete.
Il nuovo pesante carico è già sbarcato al porto di Bengasi, riaperto da pochi mesi dopo essere stato chiuso per tre anni a causa dei duri combattimenti con gli estremisti islamici.
Le monete, fabbricate in rame, pesanti più dei nostri due euro e con inciso il disegno di una pianta che cresce sulle montagne verdi della Cirenaica (sull’altro lato è impressa la scritta «Banca centrale della Libia») sono state coniate dalla Zecca di un Paese, la Russia, che mese dopo mese sta brillantemente consolidando le sue già amichevoli relazioni con la regione della Libia dove si trova almeno l’80% delle riserve di greggio dell’ex regno di Muammar Gheddafi.